"Caro Agostino, bambino mio, anche se sei ancora piccolo, mi hai già insegnato tante cose. La più importante di tutte è che non esistono i “no”. Che c’è sempre un “sì”, una possibilità, una speranza in ogni situazione.
L’ho capito quando un giorno hai fatto un gesto banale per tutti i bambini, ma non per te. Ti sei toccato il volto con il piccolo pugno per dire “mamma” nella tua nuova lingua, quella dei segni.
Ma all’inizio, per me, è stato difficile. Quando sei nato, non respiravi, dopo 20 giorni hanno operato il tuo cuoricino e poi ancora tante altre operazioni. Sei rimasto 8 mesi disteso in un letto. Caro amore, pensavo di non farcela, pensavo di essere sola, ma c’eri tu. Anche se non volevi neppure essere toccato.
E poi io e il tuo papà ti abbiamo portato alla Lega del Filo d’Oro, dove abbiamo trovato tante persone disposte a trovare quei “sì” che nessuno aveva ancora visto.
Così sei tornato a essere un bambino, non più un piccolo malato. Piano piano tutto quello che in ospedale sembrava impensabile si è realizzato. Ti hanno aiutato a esprimere i tuoi bisogni, anche se non riesci ancora a parlare. Hai iniziato a fare i primi passi, quando non riuscivi nemmeno a restare seduto.